L’evoluzione del dress code aziendale

In Italia non c’è un vero e proprio dress code aziendale che imponga o vieti un tipo di abbigliamento attraverso regole precise. Nel corso degli ultimi anni sono aumentati la libertà e un generale allentamento del rigore adottato in precedenza, soprattutto in alcuni settori. 

Gestire con più autonomia il proprio aspetto professionale non significa, però, essere trascurata né ti autorizza a vestire in modo sciatto e disordinato: il buon gusto e il grado di formalità previsto dal contesto non devono mai mancare. L’assenza di indicazioni sulla scelta dell’abbigliamento professionale non giustifica nemmeno uno stile esagerato: una dose eccessiva di creatività, capi troppo seducenti (trasparenze, gonne corte, scollature profonde, spacchi vertiginosi) sono da riservare alle occasioni private. 

Queste regole valgono anche per tutte le donne che aspirino alla politica. Mrs. Moneypenny, autrice del libro Donne & carriera, parlando di donne e politica, riporta l’estratto di un articolo scritto da Vanessa Friedman, giornalista del Financial Time: “Prima ancora di ascoltare qualunque discorso, prima ancora che venga deciso chi esce vincitore o perdente da un dibattito, prima ancora di dare un voto vengono espressi dei giudizi, basati, innanzitutto, sulle supposizioni fatte in merito all’aspetto, a cominciare da ciò che si indossa”.